Descrizione

Cagliari, secondo dopoguerra. Vincenza, è una donna bellissima e risoluta, fuori dagli schemi, che ricostruisce il proprio passato a fianco del marito, col quale, sin

dal primo incontro, sceglie di condividere un’esistenza di fughe e rivelazioni, di inganni e crimini. Lui, Amerigo, un marinaio ex spia inglese, è una figur altrettanto complessa, difficile per lei da comprendere sino in fondo, «una mummia con gli zigomi larghi, le spalle possenti e i fianchi instancabili, con gli occhi come due aperture aliene, fasciata dalla testa ai piedi di garze che non sono mai riuscita a srotolare del tutto», purtuttavia convincente, ardente e capace di un amore disperato, assoluto. La storia trova rilievo negli anni di ricostruzione della città di Cagliari, «una casbah di colori illuminati dal mare», e durante il boom economico degli anni ’60 e ’70, per poi adeguarsi via via alla perdita dei sogni a favore di una realtà molto meno appassionata e innocente. Dalle pieghe del racconto emerge un mondo intricato e torbido di usurai, contrabbandieri, mandanti e sicari, e si svela un nuovo livello di narrazione: le guerre non finiscono mai, il passato non

può essere cancellato e ritorna sino a costringere la protagonista ad addentrarsi in una strada senza uscita. «Un prestante marinaio che bussa alla porta e una procace ragazza che emerge dall’androne di un vicolo: non era tutto già scritto?» si chiede Vincenza, intenta non a giudicare la sua esistenza, ma solo a raccontarla a se stessa, a fissarla per quanto possibile, perché tutto non sia un niente.

Dopodiché non c’è più tempo, come dice Gunter Grass.